giovedì 21 novembre 2019

Antares

- Ehi, ben svegliato.

In un primo momento ignora la voce. Il braccio pulsa e fa male da impazzire ed è drammaticamente raro che Iphigenia si svegli con qualcosa che fa male. Il mezzo su cui si trova è in movimento, il rollio è quasi confortante, ricorda quando si addormentava in macchina sui genitori, sul sedile posteriore. Inizia a respirare più affannosamente quando inizia a capire. Ha le mani legate. Le gambe no ma è debole, come una ragazzina di ventun anni (ha fatto da poco il compleanno, ventidue, ora mi sento meno in colpa a pensare di scoparti) che mangia quasi nulla e dorme cinque ore ogni trenta, senza la fottuta superforza e la maledetta immortalità. Il suono che emette ogni volta che respira - perchè non respiro bene? Ah, è un buco in pancia... il bossolo è fuori, non lo sento dentro - le dimostra che ha ancora lo scrambler addosso. E la maschera. Non mi hanno ancora smascherata. E' ancora in tempo. Sono ancora in tempo.
Ma c'è qualcosa di più opprimente.

- Le lenti a contatto.
Sbatte le palpebre nel tentativo di mettere a fuoco quello che la circonda, chi le sta parlando. Dove si trova. Furgone. Ci sono dei finestrini? Chi le sta parlando non è quello che guida. Non mi hanno riconosciuto. La partita è ancora aperta.
- Mi danno fastidio.
Riesce a riconoscere la persona con lei sul retro del furgone. Non è una persona è un'armatura senza cuore e senz'anima, è un nemico.
- Mi spiace, dovrai tollerare.
" Non lo sai che la dolce Effie rigenera? "
- Ti sentirai uno schifo ora.
Ma che cazzo vuoi? Lasciami in pace.
- Puoi dirlo forte.
DIOtipregofallostarezittozittozittozitto.
- Avresti potuto evitare tutto questo, lo sai sì?
Dì un'altra parola e ti ammazzo, stronzo.
- Sì, vincendo.
Un verso divertito, reso metallico dallo scrambler, significa che forse ride e che cazzo ti ridi, stronzo. Lo rivede mentre si allontana con Rage ferito nel furgone, lei poteva finirlo - poteva finirli entrambi- ma era impegnata a proteggere Jorg come un cane da guardia, come il cane che sa di essere. 'Ci vediamo', ha detto: e lo odia da allora.
- Giusto, del resto meglio combattere e tentare di perdere piuttosto che non farlo affatto.
Sembra quasi una gentile concessione e Echo sembra ringhiare, con i denti della maschera da bestia protesi e snudati, quando le si accuccia davanti. Non toccarmi. Non osare toccarmi, stronzo! 
- Comunque non so se ci siamo mai incontrati, ma credo di no, io sono Antares.
Antares. Lo so chi sei. Antares se lo ricorda mentre strappa un tentacolo a Jorg, mentre lo colpisce e per un attimo ci crede davvero che è morto, che gliel'hanno ammazzato, che lei non può avere niente di bello perchè rovina sempre tutto Che cazzo ti presenti a fare?! Jorg l'ha dipinta nuda come una dea greca, bella come una Nike vittoriosa e ora è lì abbandonata a terra, sconfitta. Lo conosce, Antares. SEI UN FIGLIO DI PUTTANA ECCO COSA SEI! Ti odio, vaffanculo, TI ODIO! 
- Sei pronto?
Pronto a spaccarti la faccia a ficcarti gli artigli negli occhi ad azzannarti la gola 
- Pronto a cosa.
Ti ammazzo ti ammazzo TI AMMAZZO
- A diventare un messaggio. O un martire. Immagino che dipenda dai punti di vista.
Lo ha sempre saputo Iphigenia. Lo ha saputo quando Martin le ha messo in mano la sua prima maschera e quando Ross suo padre le ha messo in mano la sua prima pistola, insegnandole come si mette la sicura e, più importante, come si toglie. Lo ha sempre saputo ed è sempre stata pronta.
- Pronto a morire.

Eppure, quando la macchina si ferma "Ianah, ci sono problemi?", quando capisce cosa sa succedendo, ci spera davvero. Ci spera fino all'ultimo mentre sente le grida "PIUTTOSTO LO AMMAZZO CON LE MIE MANI", i rumori del combattimento, gli spari, si dibatte, con le ultime forze strilla anche lei.
Spera di potersi salvare per il rotto della cuffia, come suo solito: un rituale che le salva la vita, i suoi amici a sorriderle, "chi sa quando ti metterai ancora nei guai,eh" scherza Jenny sorridendo, John Blackwood che si china cieco su di lei urlando il suo nome, Galen Grace, la sua rete di sicurezza, che la porta in salvo per l'ennesima volta.
James Ross che si lancia da un ponte per venirla a prendere.

Ci spera fino all'ultimo mentre si abbandona, sfinita, e sente solo la portiera che si apre di nuovo, ci spera quando si chiude, lo spera così forte che ci crede davvero. E si può abbandonare al rollio rassicurante dell'auto in movimento, come quando era piccola stesa sul sedile posteriore dell'auto dei suoi genitori.

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