giovedì 28 novembre 2019

Derry, Maine, 2021

Ben è stato vessato dai bulli per la maggior parte delle scuole medie inferiori e puoi dirti che è perchè accende le candele con la forza del pensiero, perchè è bravo in letteratura e gli piace la poesia o perchè viene chiamato Cicciobomba dalla prima elementare, ma la verità è che Derry non è Washington e non è nemmeno Portland, da Derry la gente prova ad andarsene appena fatti i diciotto anni a meno che non ti sia 'cacciata nei guai con un qualche ragazzetto'.
Nonostante conosca il tormento da tutta una vita, Ben fa ridere Iphigenia che ha quattordici anni e che a scuola già non ci va più - le hanno detto che col lavoro di Dominic sarebbe difficile, dovrebbe cambiare di continuo e sarebbe sempre la nuova arrivata, ma la verità è che dai genitori quando pensavano che stesse dormendo ha sentito che anche se i dottori hanno detto che non ha nullla che non vada lei è una bambina lenta che non fa progressi e sarebbe davvero un patimento per tutti.
Più di tutto, scopre Iphigenia in un prato pieno di fiori di campo rosso di papaveri all'inizio dell'estate, con le scuole che non sono ancora finite, Ben bacia davvero bene.

Quando torna a casa ha un sorriso stampato sulle guance rossissime ed è il sorriso di chi non vuole mantenere a lungo il suo segreto, sa già tutte le parole. Alle sorelle non interessa lei punta il giardino sul retro dove sua madre coltiva le ortensie; sua madre odia Derry ma lavorare a quella siepe ogni mattina la fa cantare contenta. Derry è una cosa di Dominic, e come tutte le cose di Dominic lei la sopporta a malapena, Candance e Britney sono grandi e vanno in vacanza coi loro amici e Rebecca è sempre rimasta a Washington con le sue, ma stavolta li ha seguiti fino alla casa dove Dominic è cresciuto, coi nonni e Philip e un cane vecchio come il mondo che quando arriva il postino riesce solo ad abbaiare un latrato di avvertimento, 'Argo si chiama', spiega papà ridendo 'come il cane di Ulisse, lo aspetta fedele a casa per venti anni'.
Ma nel giardino sul retro la madre non c'è e quando la chiama non risponde, le viene l'idea di cercarla nel capanno degli attrezzi e le sembra una buona idea, starà riponendo le cesoie o scegliendo i semi migliori.
"Mamma...?"
Il capanno degli attrezzi è buio e deve scendere qualche gradino come nei film dell'orrore, toccando a tentoni la parete per non cadere; una volta ha visto un'ombra che si muoveva, in una sera d'estate in cui il temporale aveva portato presto il buio, e da allora ha preferito non entrarci a meno che non fosse proprio necessario. Il motivo se l'è scordato ma è rimasto quel sottile senso d'inquietudine che 
mamma arriva subito amore
si concretizza in un brivido gelido quando sente un'altra voce a fare da controcanto a quella di sua madre, arrabbiata come non l'ha mai sentita da quando ha iniziato prendere vino e Xanax tutte le sere.
" Me lo avevi promesso. "
" E' mio marito, non è che abbia qualche scelta, ma tu cosa pretendi?!"
Mentre Iphigenia scende quieta ma più temeraria di cui non sia mai stata i gradini, riesce a sbirciare le sagome di sua madre e Philip vicini, terribilmente vicini. Philip Rogers (l'uomo che in futuro la ucciderà) le prende i polsi e la bacia con passione, e lei ricambia, e Iphigenia prova solo un enorme disgusto. Quando Ben le ha descritto una scena dell'Amante di Lady Chatterly - a quei tempi tutto sembrava così scandaloso, le ha detto, che solo una scena di bacio poteva essere considerata decisamente erotica, e pensa a Madame Bovary...- lei aveva riso ma ora non c'è niente da ridere, niente di divertente, ma continua a guardare con occhi offesi fino a che qualcosa, forse la porta che sbatte, forse un cambiamento nell'aria, forse la rabbia e il rancore non li fa voltare entrambi, sconvolti dai baci e la colpevolezza negli occhi e nel cuore, impotenti mentre lei fugge con la suola di gomma delle scarpe da tennis che scricchiola sul legno lucido delle scale.

" Guarda che l'ho visto. "
Anche solo l'allusione ha il potere di far sobbalzare Iphigenia che era impegnatissima a guardarsi i lacci slacciati delle scarpe sulla panchina a dondolo sul patio; Dominic Clark sa di sigarette e di dopobarba ma anche di buono e ha un sorriso complice e molto più giovane dei suoi cinquantanni quando, abbandonandosi accanto a lei, indossa la camicia pure a giugno ma i jeans scoloriti come un ragazzino. 
" Col padre di Ben Turner ci avevo costruito una diga a dodici anni, al fiume. Un vero club dei perdenti... "
Iphigenia lo guarda come fosse la prima volta che lo vede.
" E' un bravo ragazzino. Sembra un bravo ragazzino."
" Non sei arrabbiato? "
" Iphigenia... "
I padri si arrabbiano per queste cose, mettono il muso, battono i piedi, fanno i bambini. I padri possiedono le figlie fino all'altare e per sempre, ma Dominic Clark non è un padre come gli altri, è un bugiardo e un ladro e un politico pieno d'odio e nessuno sa che ha un figlio segreto che piangerà sulla sua bara vuota, ma è un buon padre.
" Sarai sempre la mia bambina. "

'Ho scelto io il tuo nome', confessa l'ennesimo segreto 'tua madre ha scelto per Candace e Britney e sono nomi americani come sono americane loro ma io ho scelto il tuo ed è per questo che ti chiama sempre Ginny, ma tu sei Iphigenia, la figlia prediletta di un re guerriero greco, così amata che gli dei la pretendono in sacrificio per concedergli la vittoria in guerra, la mia preziosa Iphigenia'.

lunedì 25 novembre 2019

Iphigenia

Occhi-da-sirena
Ef
Ladra di Ankh
Ragazzina!
Ofelia
Princess
Genie
Howl
Kiddo
MostroPuttanaStrega
Bambina
Darlìn
Maschera
Lùv
If
L'Oasi del Deserto
Sensei
Hecate
Babygirl
Cherie
Leader
You are my sunshine...
Eff
Bambi
Effie-chan
Ehi, piccola
Ginny
Nipotina
Recluta
MOSTRO
Bimba
Echo
Musa
D.'s Little Monster
Novellino
Pretty Killer Queen
B o s s
Cucciola, tira fuori le unghie
Sorellina
Pixie
Vice
Love

Effie

giovedì 21 novembre 2019

Antares

- Ehi, ben svegliato.

In un primo momento ignora la voce. Il braccio pulsa e fa male da impazzire ed è drammaticamente raro che Iphigenia si svegli con qualcosa che fa male. Il mezzo su cui si trova è in movimento, il rollio è quasi confortante, ricorda quando si addormentava in macchina sui genitori, sul sedile posteriore. Inizia a respirare più affannosamente quando inizia a capire. Ha le mani legate. Le gambe no ma è debole, come una ragazzina di ventun anni (ha fatto da poco il compleanno, ventidue, ora mi sento meno in colpa a pensare di scoparti) che mangia quasi nulla e dorme cinque ore ogni trenta, senza la fottuta superforza e la maledetta immortalità. Il suono che emette ogni volta che respira - perchè non respiro bene? Ah, è un buco in pancia... il bossolo è fuori, non lo sento dentro - le dimostra che ha ancora lo scrambler addosso. E la maschera. Non mi hanno ancora smascherata. E' ancora in tempo. Sono ancora in tempo.
Ma c'è qualcosa di più opprimente.

- Le lenti a contatto.
Sbatte le palpebre nel tentativo di mettere a fuoco quello che la circonda, chi le sta parlando. Dove si trova. Furgone. Ci sono dei finestrini? Chi le sta parlando non è quello che guida. Non mi hanno riconosciuto. La partita è ancora aperta.
- Mi danno fastidio.
Riesce a riconoscere la persona con lei sul retro del furgone. Non è una persona è un'armatura senza cuore e senz'anima, è un nemico.
- Mi spiace, dovrai tollerare.
" Non lo sai che la dolce Effie rigenera? "
- Ti sentirai uno schifo ora.
Ma che cazzo vuoi? Lasciami in pace.
- Puoi dirlo forte.
DIOtipregofallostarezittozittozittozitto.
- Avresti potuto evitare tutto questo, lo sai sì?
Dì un'altra parola e ti ammazzo, stronzo.
- Sì, vincendo.
Un verso divertito, reso metallico dallo scrambler, significa che forse ride e che cazzo ti ridi, stronzo. Lo rivede mentre si allontana con Rage ferito nel furgone, lei poteva finirlo - poteva finirli entrambi- ma era impegnata a proteggere Jorg come un cane da guardia, come il cane che sa di essere. 'Ci vediamo', ha detto: e lo odia da allora.
- Giusto, del resto meglio combattere e tentare di perdere piuttosto che non farlo affatto.
Sembra quasi una gentile concessione e Echo sembra ringhiare, con i denti della maschera da bestia protesi e snudati, quando le si accuccia davanti. Non toccarmi. Non osare toccarmi, stronzo! 
- Comunque non so se ci siamo mai incontrati, ma credo di no, io sono Antares.
Antares. Lo so chi sei. Antares se lo ricorda mentre strappa un tentacolo a Jorg, mentre lo colpisce e per un attimo ci crede davvero che è morto, che gliel'hanno ammazzato, che lei non può avere niente di bello perchè rovina sempre tutto Che cazzo ti presenti a fare?! Jorg l'ha dipinta nuda come una dea greca, bella come una Nike vittoriosa e ora è lì abbandonata a terra, sconfitta. Lo conosce, Antares. SEI UN FIGLIO DI PUTTANA ECCO COSA SEI! Ti odio, vaffanculo, TI ODIO! 
- Sei pronto?
Pronto a spaccarti la faccia a ficcarti gli artigli negli occhi ad azzannarti la gola 
- Pronto a cosa.
Ti ammazzo ti ammazzo TI AMMAZZO
- A diventare un messaggio. O un martire. Immagino che dipenda dai punti di vista.
Lo ha sempre saputo Iphigenia. Lo ha saputo quando Martin le ha messo in mano la sua prima maschera e quando Ross suo padre le ha messo in mano la sua prima pistola, insegnandole come si mette la sicura e, più importante, come si toglie. Lo ha sempre saputo ed è sempre stata pronta.
- Pronto a morire.

Eppure, quando la macchina si ferma "Ianah, ci sono problemi?", quando capisce cosa sa succedendo, ci spera davvero. Ci spera fino all'ultimo mentre sente le grida "PIUTTOSTO LO AMMAZZO CON LE MIE MANI", i rumori del combattimento, gli spari, si dibatte, con le ultime forze strilla anche lei.
Spera di potersi salvare per il rotto della cuffia, come suo solito: un rituale che le salva la vita, i suoi amici a sorriderle, "chi sa quando ti metterai ancora nei guai,eh" scherza Jenny sorridendo, John Blackwood che si china cieco su di lei urlando il suo nome, Galen Grace, la sua rete di sicurezza, che la porta in salvo per l'ennesima volta.
James Ross che si lancia da un ponte per venirla a prendere.

Ci spera fino all'ultimo mentre si abbandona, sfinita, e sente solo la portiera che si apre di nuovo, ci spera quando si chiude, lo spera così forte che ci crede davvero. E si può abbandonare al rollio rassicurante dell'auto in movimento, come quando era piccola stesa sul sedile posteriore dell'auto dei suoi genitori.

domenica 10 novembre 2019

Rosita

"Tu hai un dono, Iphigenia."

Pensa al volto paffuto - paffuto, era proprio paffuto- di Rosita ogni giorno anche se non ha più foto di lei, da qualche giorno è la prima cosa a cui pensa quando si sveglia e quando va a dormire. Non pensare a loro, le ha detto Jed quando non sapeva cosa dire davanti alla telecamera - LEI, che non sa cosa dire- pensa a Rage, pensa a Philip Rogers e pensa a quello che ha fatto. Ma quando il momento, non è a Rage che pensa: ma al volto di Rosita, era paffutello e sorridente e non aveva mai avuto paura in vita sua, neanche quando il Cartello l'aveva presa in ostaggio coi suoi genitori. Chissà se hai avuto paura. Chiederle mille volte scusa sulla tomba non serve a niente, non serve a niente piangere, non servono le corone di fiori profumati io odio i crisantemi. Non serve niente  nemmeno dichiarare guerra. Ripensa al volto di Rosita quando Jorg la consola, non sei un mostro, lo sa lei che è un ragazzino ferito come lei ma vorrebbe che non fosse così freddo perchè c'ha il gelo che le entra nelle ossa e un po' lo odia mentre lui la consola sei la mia musa le sussurra languido, un po' lo odia mentre lo bacia, potevo finirlo: non fosse stato per te, potevo finirlo. Ed evitare tutto questo. Non ti dare pena per la tua strabordante umanità. Vicino al volto di Rosita vede quello di mille altri bambini come lei e come Jane, non ha nemmeno il coraggio di andarla a trovare all'ospedale, vede quello di Duke, non so nemmeno se c'è stato un funerale, vede quello di (a me piacciono i papaveri) Robert, dovremo aspettare Maggio, devi avere pazienza, vede quello di Randy, sei tornato da me solo perchè sono destinata a perderti, vede ancora quello di Austin, sono tutte corone di fiori, crisantemi colorati e profumatissimi.


Come hai potuto?
C'è davvero differenza tra fracassare il cranio di qualcuno e premere il grilletto, lasciando che la polvere da sparo faccia il suo sporco lavoro? Quasi trenta anime pesano sulla tua coscienza e chissà quanti ne hai lasciati sull'asfalto ad agonizzare nel sangue che fa male, ti prego mamma aiutami, fa tanto male, gridano come agnelli. Erano lì perchè credevano fosse la cosa giusta, e credevano di essere al sicuro. Come agnelli al macello.
Ti senti in colpa?
Scommetto che dirsi allo specchio, ogni giorno, ho fatto la cosa giusta inizia a non bastare più. Ma lo è, la cosa giusta: è quello che ti sei sempre ripetuto anche se prendere sonno la notte è sempre più difficile, ma è quello che hai sempre fatto, quello per cui hai rinunciato a tutto. Fare un passo indietro significa rinnegare e l'abiura non è contemplata per questo trono, rinnegare te stesso anche se la faccia che ti guarda dallo specchio la odi, non è più la tua, è quella di un mostro.
Ti è piaciuto?
Allora mostro lo diventi un po' di più, un po' più a lungo della volta precedente, ti ci hanno chiamato così tante volte che inizia ad avere un senso, inizia ad avere un sapore, tutto il resto lo perde. MostroPuttanaStrega. Il cibo sa di sabbia, l'acqua sa di sabbia, il sesso sa di sabbia - quella del Deserto, che oramai ritrovi solo nei tuoi sogni e quando ti chiudi in quella realtà virtuale in cui ammazzi i tuoi compagni amici ma puoi anche piangere tanto non ti vede nessuno. Poi torni a combattere, premi il grilletto, fracassa il cranio e dilaniagli il cuore con gli artigli, quasi trenta anime ti pesano sulla coscienza e non ti puoi fermare. Perchè se non è la cosa giusta, è l'unica cosa che puoi fare.

"Hai familiarità con il dolore."

lunedì 4 novembre 2019

La sedia

Non c'è momento in cui abbia amato Austin più di questo; sono seduti sulla stessa sedia all'Hive e lui le passa le dita tra i capelli mentre le dice che c'ha ragione, non è giusto, d'accordo che ha sbagliato ma non doveva umiliarla così di fronte a tutta la squadra, che farle pulire  cessi è stata una bastardata ma tanto la aiuta lui e lo farà sicuramente anche Galen Revenant e sicuramente, sta a vedere, è perchè ce l'ha ancora con Elysium suo padre e mille altre cattiverie che non la fanno sentire meno inadatta ma almeno le fanno masticare via il rancore e ingoiare tutta l'umiliazione. Hanno le gambe intreccate tra di loro e la sedia è abbastanza grande per accoglierli entrambi, e in questo momento, in questa base fredda che sembra aliena, hanno solo l'un l'altro. Niente resta uguale e non sarà sempre così, ma ora, sulla stessa sedia, non c'è momento in cui lo abbia amato di più.

"Insomma devo venire lì?"
"Ma ti pare, che stai dicendo."
"Ef..."
La voce al telefono sospira ma è un sospiro paziente, di chi sa perfettamente chi si trova dall'altra parte del telefono a chissà quanto di distanza, a quanti mesi di distanza, dopo silenzi interrotti da telefonate ad orari assurdi, ma va tutto bene, perchè non hanno mai smesso di volersi bene.
"Senti, mi passi Will? Con lui si può parlare."
"Vorrei solo farti capire...!"
"Cosa c'è. Cosa vuoi. Ti ho detto che va tutto bene, non rompere, ti ho fatto un'altra domanda."
E si deve essere pazienti.
"Eff, hai sentito Caleb, di recente? O Jenny."
Forse si aspetta che lei si arrabbi. Forse un po' lo vuole.
"Come cazzo te ne esci così?"
"Forse ti potresti far dare una mano."
"Pensi che sia sola?"
"... Non ho detto questo."
Non l'ha detto ma lo pensa sul serio, per un attimo, perchè non tutti hanno la sua stessa pazienza e loro sono così lontani - ma non sono mai andati avanti. Lei inspira, a lungo, e per un istante deve capitombolare al silenzio denso, che di solito, in chiamate come quella, è preludio di una litigata furibonda, di urla e minacce e preghiere e forse anche lacrime, di una rabbia insensata e distruttiva che non è riuscita a sfilacciare i bordi sfibrati del loro amore nemmeno una volta.
"Non sono sola, Jake. Dico sul serio."
Quando torna a parlare però non serve così tanta pazienza e di questo se ne stupisce.
"Andrà tutto bene. Davvero. Alla fine..."
"Ti va sempre tutto bene."
Lui ridacchia, forse per la tempesta scampata, forse perchè, per l'ennesima volta, fa finta di crederci.
Con tutta la pazienza del mondo.

Le serie della base sono tutte troppo grandi per una persona sola per questo si arrampica su quella dell'amica per leggere quei messaggi insieme a lei come se fossero due adolescenti che si fanno le confessioni sulle loro pene d'amore, le gambe e le braccia intrecciate e indissolubili, tempia su tempia, la lista dei ragazzi da scoparsi e quelli da sposare diventa la lista di quelli di cui potersi fidare e chi no, e la prima, un nome sbarrato dopo l'altro e troppo pochi se ne aggiungono, si assottiglia sempre di più. E se l'amica è preoccupata lei la rassicura, andrà tutto bene, lei ha un piano, ma Chloe rilegge ancora le minacce scritte sul display e non riesce a credere alle sue rassicurazioni, non a tutte tutte, ma sorride comunque, perchè si fida di lei.
Perchè una sedia basta ed avanza, è grande il giusto per entrambe - come un letto - come un abito succinto - come una squadra.