lunedì 1 ottobre 2018

Caleb e Jenny - pt.2


Tira su con il naso, prende fiato, lentamente, le mille spie accese del cruscotto le hanno fatto perdere il filo del discorso con le loro urgenze: cambia l’olio, airbag non funzionante, allaccia la cintura di sicurezza, metti benzina (è sicura, ha fatto il pieno).
« Eri scivolata. » Glielo ricorda lui, con calma, nella voce un’interesse che non è solo di circostanza. Non è un modo per dirle: parla, così ti sfoghi e passi il tempo.
« … E la bomba esplode. Probabilmente l’hai sentito al tg quello che è successo…» Prende una pausa. Quando apre il vano portaoggetti del cruscotto scivolano un paio di mutandine e un cubo di rubick e lei nemmeno perde tempo a recuperarli, cerca un altro pacchetto di sigarette a tentoni e quando lo trova, lo strappa senza delicatezza per recuperare un’altra sigaretta da consumare troppo rapidamente per darle soddisfazione. « Quindi già dal giorno dopo mi ritrovo amici che mi fanno: c’è questo ragazzino che ti cerca, è disperato, crede che tu sia morta. Gli dico: faccelo credere, poi ci penso. Ma mi dicono tutti: è disperato, vacci a parlare, spiegagli la situazione, è una persona affidabile. E quando vado lì il coglione mi guarda e mi fa ‘ciao’, perchè dopo che mi avevano fatto credere che aveva acceso un cavolo di lumino per la mia morte Jenny mi racconta che ha questo cazzo di problema di memoria, c’ha le cose sulla punta della lingua e sembra rincoglionito ma non lo è sul serio, e comunque sapere che non ero *davvero* finita carbonizzata era un sollievo. » Finisce comunque a ridacchiare e non si sa come alla fine è finita mezza stesa sul sedile del pick up, del suo caro pick up magico su cui, gliel’ha raccontato, si sono buttati tutti per andare a ballare, con la testa vicino (sopra?) le sue gambe, e forse due ore le dormirà pure lei, perchè la notte è ancora lunga, e la storia non è finita.

(to be continued)

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