martedì 24 luglio 2018

Quello che va fatto


Il rumore delle falangi che si spezzano sotto la suola chiodata dei suoi scarponi ricorda quello di rami secchi che si spezzano, schioccando, per il fuoco che li brucia.
Longshot le chiede di farlo parlare e lei sa di essere messa alla prova, forse per la prima volta. Non pensa nemmeno che, oramai, è troppo tardi per tornare indietro, lei osserva la maschera priva di emozioni del Night Soldier e vede il volto di suo padre.
Vede l’uomo sotto di lei che dice di non sapere niente, e che dice che se parla gli faranno di peggio, e che implora.
E fa quello che va fatto.

Ha una pistola in mano e un uomo legato e bendato, spinge la canna tra gli occhi e costringe il dito sul grilletto, tiene gli occhi bene aperti e pieni d’orrore.
E, ogni volta, fa quello che va fatto.

Alza gli occhi su John alla sua scrivania concentrato in un lugubre e silenzioso tormento, e non ha il coraggio di dirgli che non deve avere dubbi, che hanno fatto quello andava fatto.
Avrebbe voluto dirglielo. Avrebbe voluto dirgli ‘Johnnie sei bello, se usciamo di questa brutta situazione poi mi dai un bacio’, senza punto di domanda, lei non ne ha bisogno, oramai può permettersi di pretendere almeno un bacio.
Gli occhi di John ora sono ciechi, ma lo vede tormentarsi dal rimorso ancora, ancora. Vorrebbe dirgli che hanno fatto quello che andava fatto, ma non ha più la voce e il lamento dell’ambulanza, unito al latrare degli infermieri che le poggiano le piastre del defibrillatore sul petto scarno, copre la voce di lui che chiama il suo nome.

Il prete ascolta ogni sua reticenza e capisce e le dice che Dio ti perdona se, e sembra assurdo, tu il tuo perdono lo vuoi davvero, che non serve confessare ogni singolo peccato, omissione, trasgressione, errore, che tutti quei baci rubati e pretesi sembrano una cosa da nulla. Può anche stare in silenzio, ma ci deve essere pentimento sincero, dal profondo del cuore. Iphigenia non capisce.
Lei ha fatto quello che andava fatto.



lunedì 16 luglio 2018

Creature Sanguinarie


Mentre si urla addosso con Mark Willson, accusandosi il peggio del peggio e facendosi male in maniere che non reputava possibili, inizia a sentire la subdola ed inizialmente ignorabile sensazione di un peso sulle spalle.
È viscido e caldo e mentre scivola sotto i vestiti, sotto le spalle o lungo la linea della schiena imperlata di sudore gelido, un pensiero insistente, che ha la costanza di un’ossessione, si insinua di nuovo tra le sue tempie.
« Sei così sicura che non ti sia piaciuto?» 


La persona alle sue spalle districa i nodi dei suoi capelli con la pazienza discreta con cui si è avvicinato a lei. Mentre la pettina, non parla e rispetta il silenzio torvo in cui si è costretta da troppe ore.
Entrambi sanno che arriverà un momento in cui dovranno, per forza di cose, parlare: se non per dei ringraziamenti, per delle scuse.
Entrambi sanno di essere due creature
sanguinarie