lunedì 17 dicembre 2018

Il Mostro - sei quello che mangi

L'Orso non sanguina ma i suoi artigli le dilaniano il cuore, la vista si annebbia di più mentre la familiare sensazione di annegare nel proprio sangue la strappa dolcemente dalla coscienza e finisce, senza volerlo, per abbandonarsi tra braccia pronte a strapparle la vita di dosso. Vorrebbe dirgli che non finisce qui, che ci sarà giustizia e giusta retribuzione, e sarà veloce, e sarà equanime, e sarà impietosa.
Ma quando apre bocca non esce alcuna voce: solo altro sangue.
Vorrebbe dirgli che questa non è la fine.
Ma la vista comincia ad appannarsi.
In qualche maniera, non è la fine.
Solo l'inizio.

"Il mio impegno riguarderà la sicurezza degli americani e far sentire la vicinanza alle forze dell'ordine che rischiano la vita per mille dollari al mese e non meritano di essere prese in giro dai balordi che entrano ed escono dalla SandMachine. 'Sicurezza' sarà una delle nostre priorità. Comprensione per la gente per bene, controllo severo per chi infrange la legge [ ... ] .
Ho già parlato con il ministro, gli ho detto che bisogna prestare attenzione ai 5 miliardi di dollari che spendiamo per mantenere le spese mediche dei superumani. [ ... ] Avremo un approccio culturale leggermente diverso..."
"Senatore Clark, cosa dice a chi mette in dubbio il suo discernimento in merito alle sue vicende familiari?"
"Vi dirò quello che vi ha detto un mio caro amico una volta, subito dopo la guerra di Magnus: dobbiamo essere forti. Dobbiamo essere determinati ma sopratutto dobbiamo restare uniti. La giustizia sarà rapida. Sarà equanime. Sarà una giustizia senza pietà, ma [ ... ]


Il volto del Mostro è freddo, non le sta rivolgendo parola, non la sta nemmeno guardando. Deve essere qualcosa che ha detto, qualcosa che ha fatto, ma sicuramente: qualcosa che ha sbagliato. 

Rimane a pensarci per ore mentre intanto macina rabbia, macina rancore perchè dentro di sè sa che non ha fatto nulla di male, se lo ripete così tante volte che finisce per crederci, per assordarsi con il grido d'ingiustizia che le brucia dentro come la febbre che non s'asciuga mai che la costringe a seccarsi (cavarsi) gli occhi per non farsi vedere mentre piange, per non far vedere quanto è debole.


[... ] Su una bacheca sull'ultimo lato dell'unica stanza che compone quello che un tempo doveva essere stato il rifugio anti raid di un qualche paranoico dell'apocalisse, invece, il caos ordinato di tutta la sua vita: foto di lei più o meno ragazzina con altre persone, foto di estranei sbiaditi e sorridenti, studi sugli alieni di Magnus, dei campi di battaglia, quello era il Battlefield?, ancora una foto di lei (una ripresa che sembra scientifica più che artistica) con quelle che sembrano escoriazioni ossee naturali che fuoriescono da lacerazioni della sua pelle (una sorta di corazza?); e poi, quello che una volta è un angolo è diventato oramai tutto un lato della parete, straborda dalla cornice: articoli di giornale, una mappa con una marea di puntine luminose sulla North, l'esplosione allo Shamrock, foto dell'Orso, qualche atto legato al suo processo, il suo volto severo. L'Orso, l'Orso prende sempre più spazio, sempre più attenzione;c'è Zhdan, certo, ma sembra quasi un personaggio secondario nei pensieri (negli incubi?) della vigilante, prende forme diverse: prima è Matt Baker con il suo sorriso debosciato e innocente, poi è Raul Vazquez, il Mastino, tutto il Sindacato, la mafia - è un cattivo da fiaba come il suo nome suggerisce, il lupo, il Mostro, l'ossessione.

La sua.

E dopo che tutto è stato bruciato da questo gelo spaventoso non rimane niente, perchè alla fine dei conti sei quello che mangi e Iphigenia si è nutrita di veleno e di rabbia, e ora ha ancora fame, come il mostro cattivo delle fiabe.

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