giovedì 16 febbraio 2017

Daddy Issues

Lei quella camicetta a nido d’ape proprio lo odiava. Sua nonna le aveva sempre amate, le cose a nido d'ape - non la nonna del Maine che erano costretti ad andare a trovare a tutte le feste comandate, l’altra. Quella con i capelli tinti di viola, i vestiti colorati e le borse di paillettes, ma comunque una gran signora piena di classe.
«Mi trucco non per piacere, ma per non dispiacere»
E si metteva il rossetto dello stesso colore dei suoi capelli con una precisione millimetrica in pochissimi secondi.
Lei i vestitini a nido d’ape li adorava e da ragazzina non aveva conosciuto praticamente altro, forse per questo detestava così tanto quella camicetta.
La serata procedeva alla grande; lo aveva capito perchè mamma, ingioiellata e grassa più che mai, era perfettamente ubriaca e tentava di flirtare con uno dei colleghi di papà che stava al gioco più per non indispettire il signor Clark che altro; lo aveva capito perchè delle sorelle, Allison era avvinghiata al suo fidanzatino Tom, Taahm come lo diceva lei, Taahm guance-di-velluto, Taahm con quegli orrendi baffetti asimmetrici, Taahm che provato goffamente ad abbracciarla troppo stretta e ad infilarle le mani sotto la gonna, una volta, e poi era scappato via borbottando qualche parola con le gambe strette. Ventun anni ed eiaculazione precoce, poor Taahm. L’hanno beccato a letto con il cugino, che non deve essere un granchè come presentazione alle feste dei Giovani Repubblicani. Allison era una maestra, nella frustrazione sessuale.
Candice, invece, era la migliore di tutti: faceva complimenti alle mogli, flirtava di nascosto con i mariti. Candice era intelligente molto più di lei e di Allison, che invece era considerata da tutti bella come un angelo, alta, bionda, formosa. Candice che va a legge a Yale e si lamenta delle manifestazioni, dei ‘safe space’, dei comitati di aggiornamento, che ledono il suo diritto allo studio, a spazi puliti, salubri, sicuri. Che una di ‘quelle’ per manifestare e protestare il fatto di non poter entrare nella sua stessa confraternita, ha finito per far evacuare l’edificio, mettendo a rischio tutte e alla fine nuocendo a sè stessa, perchè sono tutti privi di controllo quei 'mutanti', questa è la verità che a nessuno piace sentire; se non fossero così violenti, se non si comportassero da dissidenti antisociali, sarebbe più facile integrarli, ma con loro proprio non si può parlare, alzano la voce, sono violenti - non fanno bene alla loro stessa causa; e poi chissà perchè ci teneva tanto ad entrare alla Teta Alfa Teta, magari era pure lesbica.
Sì, Candice, come no. Era innamorata di te.

Aveva rubato gli orecchini di diamante di sua madre senza che se ne accorgesse, sfilandoli dal cassetto dei preziosi; con la faccia ancora umida delle manate d'acqua che si è gettata addosso per riprendersi da un bicchiere di vino che le ha annebbiato la mente ma non gli intenti apre semplicemente la mano, facendoli scivolare scivolare in una parabola perfetta nello scarico.
I gemiti soffocati e disperati che le arrivano dal guardaroba hanno il sapore di qualcosa che ha già visto e ha già sentito; sono i video che guarda di nascosto Candice, sono i suoni che non sente arrivare da un pezzo dalla camera dei genitori di notte, quando tende silenziosa l’orecchio.
Si sfila silenziosa le scarpe, scivolando sulla moquette del corridoio il più silenziosa possibile fino al guardaroba; dal buco scuro della serratura non vede niente; potrebbe essere chiunque, a emettere quei versi strozzati - come un omicidio, si dice; spinge piano la mano sulla serratura per emettere meno rumore possibile quando la apre di un solo spiraglio, solo per sbatterci l’occhio sopra e vedere. E vede.
Vede la luna piena del sedere bianco di suo padre che sbatte contro un corpo lungo e sottile che emette versi strozzati, come uno di quei pupazzetti pieni d’aria; una delle hostess della location, splendida, sorridente, i capelli biondi acconciati in una messa in piega dal sapore vagamente anni quaranta.
Il suo rossetto perfetto le è finito sulla guancia ed è spalmato tutto lungo il collo della camicia di mio padre.
Ricorda vagamente Allison.
Fottono in maniera nemmeno troppo concitata e passionale, con la stessa verve di uno che va al bagno, come se fosse un dovere. La ragazza finge di apprezzare questo dovere.
Si accorge di uno spiraglio di luce che da sul corridoio e illumina una stretta fetta di stanza del guardaroba, si accorge della fessura, si accorge di chi li sta spiando.
Si accorge e la guarda, stendendo un sorriso.

Contempla la mappa retro illuminata di Philadelphia e la immagina bruciare in uno scenario apocalittico di fine del mondo, mentre un’altra creatura biblica le parla; si volta verso di lui e alza la mano, cercando di capire se quella corona d’ossa punge davvero. 

Lo ama tanto da star male.

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