mercoledì 28 marzo 2018

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«Ricordo quel vestito che ti ha regalato Emma…»

Non c’è nemmeno un lampione acceso per strada ed è evita più buche possibile seguendo la linea sbiadita della carreggiata illuminata dagli abbaglianti. La strada è tutta per loro, stavolta.
James Ross ha l’aria assonnata ma il suo non è sonno, sta cedendo allo svenimento di tutte le ossa che gli hanno fracassato con le mazze e con i piedi di porco, con i calci in faccia e le suole addosso e lei non ha il coraggio di dirgli che non si ricorda del vestito, nè si ricorda di Emma Nimoy.

Non ha il coraggio di dirgli che non è mai esistito un tempo in cui non conducessero questa vita scellerata, un tempo in cui non l’hanno buttato in Sandman Machine e un tempo in cui non si sono nascosti come topi nel deserto.
Non potranno più giocare ad essere spensierati, avere un appuntamento normale. Non potranno più andare a bere in quel locale bello, che ne avranno fatto del BB Lux? Una banca di sicuro. E per non pensare che al posto del loro passato c’è una banca, tanto vale non ricordarlo più.
Ed è per questo che ti ha lasciata.
Questo è il tempo in cui farsi andare a fuoco e farsi riempire di piombo, farsi fracassare il cranio e tutte le ossa, non sono ragazzi e non sono uomini ma sono soldati destinati a morire e la morte rosicchia il passato con tutte le parole, i posti, le persone.
Anche Emma Nimoy.

«E quanto ti stava bene…»

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