martedì 12 febbraio 2019

il gioco della torre

- Resistete solo un po', vado a cercare aiuto, torno subito!
Austin è bellissimo l'ultima volta che Iphigenia lo vede, tra i fischi dei mortai, le esplosioni, i proiettili.
Lei cerca di non farsi lasciare la mano ma la terra trema ancora e viene soffocata dalla polvere e dai detriti. Di aria ce n'è poca. Di luce sempre meno.
- Te lo prometto, torno a prenderti!

- Martin o Galen?
Iphigenia quasi non leva gli occhi dal display del Gameboy, tra le mani di Austin Kirby conclude trionfante un livello dopo l'altro e lei sembra ipnotizzata, ma lui tira fuori quella domanda con un ghigno da Peter Pan che ne ha fatta un'altra.
- Eh...?
- Uno muore e l'altro lo salvi.
- Che domanda del cazzo.
- Non hai mai fatto il Gioco della Torre Effie?
- ... Che palle. Galen?
- Sì, ma Martin te lo vuoi scopare.
- Scusa, ma che senso ha se devi sindacare sulla mia scelta.
- Se no non è divertente, no?

Fuori nevica. Iphigenia si guarda con lo striminzito vestitino nuovo allo specchio e la vanità si trasforma in una profonda e spaventosa angoscia quando si accorge del sorriso straziante di Spurt.
- Randy o Dannis?
Chiude gli occhi, cercando di ignorare quella voce, ma da qualche parte, in silenzio, il suo cuore è costretto a rispondere.
- Ho fatto una promessa, lo sai.
L'assassino muore e la vittima ottiene la sua vendetta. L'assassino dagli occhi adoranti, che non le farebbe mai e poi mai del male, la vittima che invece più lei soffre e più ci gode, e ogni parola, ogni bacio, ogni scopata è una pugnalata dilaniante. La lama di un coltello militare lacera quando entra, strappa quando esce, è fatta per fare più male possibile.
- Che schifosa che sei, lui ti ama.
- Lo so. Me l'ha detto.
- Non parlavo di Dannis.
Alle sue spalle, Austin sorride con una dolcezza tanto fulgida quanto tormentosa, e a lei viene da piangere.

- Mark o Duke?
Finiscila.
La terra trema di nuovo, le navi sono di nuovo sopra le loro teste e lei accartoccia la lettera tra le dita prima di abbandonarla sul tavolo con un gesto stizzito, si alza in piedi, manda la sedia a frantumarsi da qualche parte. Non supera il fracasso della guerra.
- Sei tu quella che si ripete che ti hanno abbandonato, no? Come tutti. Hanno scelto altre, hanno scelto altro.
b a s t a f i n i s c i l a
- Sei un po' ipocrita, no?
tipregoaustinstazittolasciamiinpace
- Non credi che sia stata tu ad abbandonarli per prima?
Non voglio scegliere.
- Tipico... Non puoi, il gioco non funziona così.
Mi fa schifo questo gioco. Non voglio scegliere, mi butto io. Mi butto io.
- Tanto rigeneri, no?

Quando Iphigenia è la prima ad accorgersi che il soffitto si è crepato, e l'edificio sulle loro teste non resisterà ad un altro colpo di mortaio, sa di avere poco tempo, guarda le schiene di Austin e James, sa di non averne affatto. Austin rotola lontano da lei, più vicino alla luce e alla salvezza, ma è James che lei stringe, a cui tenta di fare scudo col proprio corpo - tanto rigeneri- che proprio non vuole decidersi a lasciare.
Poi, un altro fischio, l'esplosione sopra le loro teste, tutto crolla.
Di aria ce n'è poca.
Di luce ancora meno.